NON UNA DONNA DI PIÙ

Unico caso in cui la morte accade dentro a un corpo vivo, un aborto – che sia spontaneo, volontario o terapeutico, ma anche vietato, negato – è ferita nel corpo e nella psiche. Necessita di tempo per rimarginarsi e non lasciare traccia di sé nella donna che ne fa esperienza.
Attraverso cinque fotografie di fortissimo impatto l’autrice richiama l’attenzione su un tema lungamente dibattuto e terreno di scontro etico e politico: il diritto alla vita, pur diventando centrale, può essere visto da due opposte angolazioni: vita dell’embrione, o del feto, vita della madre.
Le fotografie di Elena Rivautella scelgono di entrare in questo tema complesso in modo crudo e diretto. Sono curate nei dettagli ed essenziali nel contenuto e nel messaggio: le posture, le azioni fermate nello scatto, i colori scelti, concorrono a rendere ciascuna immagine un colpo allo stomaco. Nel rappresentare il corpo come un muro screpolato si riversa il dolore fisico ed emotivo che si fa ancora più esplicito nell’ultima immagine in cui le mani che avevano tenuto e sostenuto diventano una doppia barriera protettiva che delimita e separa.

Motivazione del giudice Gabriella Gandino